Così nasce ‘Sex and the city 2020’

Pubblicato su Il Fatto Quotidiano il 16 luglio 2020

di Cristina Sivieri Tagliabue

Ci sono alcune evidenze sulle quali vorrei ragionare in occasione di un dibattito che si tiene oggi alla Triennale di Milano. Un momento insieme a persone che come me non hanno risposte a tutto, ma si pongono invece tante domande come Sex and The City 2020, realtà che persegue una lettura di genere degli spazi urbani.

Perché quello che è accaduto – Covid a parte – in questo mondo post-covid ha trasformato piccole preoccupazioni in piccole paure, e brutti sogni in brutti incubi. Ripeto, non è il Covid. È quello che abbiamo scoperto, occupandoci di noi e dei nostri figli: cose che non sapevamo perché non avevamo avuto sufficiente terrore per pre-occuparcene.

Per esempio, davamo per scontato il nostro lavoro. Di poter lavorare. Di averlo, un lavoro. E poi, che i nostri figli avrebbero avuto il diritto allo studio garantito. Per carità, cose che non riguardano solo noi, perché oggi vengono raccontate con precisione in uno studio dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che tocca tutti i Paesi europei, dal titolo Schooling Disrupted, Schooling Rethought che stupisce, per profondità di ricerca e per soluzioni, anche.

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