Riken Yamamoto & Field Shop, Local Community Area, 2012 © Riken Yamamoto
Abstract
Come sarebbero le nostre case se la cura diventasse il motore di una nuova socialità che, liberando le donne dalla pressione mura domestiche, ricerca un nuovo equilibrio tra produzione e riproduzione, tra pubblico e privato?
Dalla seconda metà del Novecento, sull’onda delle nuove istanze femministe, diversi progetti urbani e architettonici elaborarono soluzioni il cui obiettivo era rendere effettivamente collettivo il lavoro domestico non retribuito: si cominciò così a ragionare sull’idea di comunità di sostegno alle donne e di riformulazione dei ruoli precostituiti nelle mansioni domestiche.
La pianificazione urbana e l’architettura giocano un ruolo chiave nel prefigurare forme di abitare che superino la famiglia nucleare come fondamento della società, dalle contestazioni femministe degli anni ‘70, passando per le sperimentazioni abitative nordiche, inglesi, austriache, fino al concetto di cohousing nella contemporaneità.
Andreola F., Muzzonigro A., Verso l’abitare collaborativo: nuove case per nuove famiglie, in «DEP Deportate, Esuli, Profughe – Rivista telematica sulla memoria femminile», Università Ca’ Foscari di Venezia, n. 51, 06/2023 – Numero monografico “Femminismo e spazi urbani”, pp. 43-66.