Giulia Capodieci su Interni Magazine il 6 luglio 2022

La città femminista: un approccio inclusivo allo spazio urbano

Come decostruire lo sguardo sulla città per includere invece di marginalizzare? Da Leslie Kern all’analisi disgregata dei dati, i pensieri e le strategie per mettere in discussione la visione ‘neutra’ dell’ambiente urbano

Lo spazio non è neutro, come non è mai neutro lo sguardo di chi progetta soluzioni urbanistiche. Si scambia per neutralità l’aderenza sistemica a categorie e strutture sociali dominanti.

Criado Perez, attivista e autrice del libro Invisibili in cui rilegge i dati in ottica di genere sostiene che “quando i pianificatori non tengono conto del genere, gli spazi pubblici diventano di default spazi maschili”.

Chi ha diritto alla città?

Facciamoci caso: lo spazio urbano è un potentissimo vettore di normalizzazione. Persino nel linguaggio comune si usano metafore spaziali per definire ciò che è ‘a posto’ e ciò che, invece, è ‘fuori luogo’. Nella nostra epoca storica in cui si aprono riflessioni sui meccanismi di privilegio ed esclusione è urgente mettersi in discussione.

Chi ha diritto alla città? Quale struttura sociale rispecchia?  Chi viene spinto ai margini? Con quali bias o negazioni è progettata? Farsi queste domande impone un nuovo sguardo, consapevole di come lo spazio sia specchio e agente delle strutture sociali patriarcali – usiamo pure questa parola – e che occorre una decostruzione attraverso lenti di osservazione femministe e intersezionali.

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