Milano: uno sguardo di genere sullo spazio urbano

pubblicato su Vitaminevaganti.com il 29 gennaio 2022

di Danila Baldo

«Le nostre città sono patriarcato scritto in pietra, mattoni, vetro e cemento». (Jane Darke, 1996)

«Quando i pianificatori non tengono conto del genere, gli spazi pubblici diventano di default spazi maschili». (Caroline Criado-Perez, 2020)

Con queste incisive citazioni si apre l’interessante e ben documentata presentazione Verso una urbanistica di genere, scritta da Florencia Andreola e Azzurra Muzzonigro, nella pubblicazione Milan Gender Atlas, prima edizione dicembre 2021. Le curatrici dell’intero volume, studiose di architettura e urbanistica, illustrano l’ampia ricerca Sex & the city – progetto risultato, nel 2020, vincitore alla call Urban Factor di Milano Urban Center (Comune di Milano con Triennale Milano) – presentando la necessità di introdurre, nella pianificazione degli spazi pubblici, punti di vista diversi, per rendere le città a misura di tutte e di tutti

Nella presentazione vengono sottolineati aspetti fondamentali: «Osservare il contesto urbano da un punto di vista di genere apre orizzonti di interpretazione non certo inediti ma fino a oggi piuttosto inesplorati. La città, con i suoi spazi, è la rappresentazione concreta della società che, nel tempo, ne ha costruiti i connotati: ogni scelta urbanistica, ogni decisione politica è il riflesso di una struttura dominante che regge l’ordine sociale. […]

La mappatura ambisce a restituire le declinazioni che la città propone rispetto alla vita delle donne. Indagandone gli usi, intercetta i servizi che a vario titolo rispondono a esigenze legate alla loro vita quotidiana: i luoghi per l’allattamento sicuro, i servizi igienici pubblici, gli ascensori in metropolitana, le aree gioco, gli asili nido, le piazze aperte. La vita quotidiana delle donne è, infatti, condizionata dalla necessità di fare fronte alla maggior parte del lavoro di cura non retribuito. Trattare la mobilità e altri aspetti della vita urbana come “questioni di genere”, tuttavia, non significa avallare lo stato delle cose: è “solo” lo stato delle cose. Viceversa, la città delle donne – se esistesse – sarebbe la città di tutte e di tutti, e aspirerebbe a una rottura dei ruoli precostituiti e conseguentemente a una equa distribuzione fra i generi dei carichi legati alle responsabilità riproduttive. […] Lo spazio pubblico è inoltre osservato nella sua dimensione simbolica: quante vie, strade, piazze, parchi, giardini, statue, edifici pubblici sono intitolate a donne o minoranze di genere? Seppure possa sembrare una questione secondaria, è anche in questo modo che lo spazio pubblico si fa portatore di significati simbolici attraverso i quali l’identità culturale di una società si radica e si trasmette. Il quadro attuale è ancora arretrato rispetto alla possibilità di una equa rappresentazione dei generi, pertanto la mappatura delle presenze femminili nella toponomastica milanese ha lo scopo di rendere esplicita la disparità, affinché se ne prenda coscienza e si agisca per colmarla. […] L’atlante è pensato non tanto come una mappatura compiuta e definitiva di spazi e soggetti, viceversa come un organismo aperto e in divenire, pronto ad accogliere la molteplicità di visioni che nello spazio prendono corpo. Il suo scopo principale è quello di mostrare la geografia legate al genere, e offrirsi come piattaforma di dialogo e costruzione collettiva di un immaginario da realizzare. […] Coerentemente con lo sguardo femminista, teso a far emergere le relazioni di potere sottesi allo spazio, lo scopo principale di questa ricerca non è tanto dare risposte ma fornire gli strumenti per porre le giuste domande».

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