Femminismo metropolitano. Milano è una città a misura di donna?

È in ciò che facilita (o meno) la vita quotidiana delle donne che si riflette il progresso di un centro urbano: la città «è messa meglio rispetto al resto d’Italia», ci hanno detto Azzurra Muzzonigro e Florencia Andreola, autrici di una ricerca urbana sulla prospettiva femminile. Ma si può fare di più


di Ilaria Chiavacci,
su Linkiesta, 12 ottobre 2021

Le città in cui viviamo sono disegnate dagli uomini per gli uomini. Nel suo saggio “Feminist City: Claiming Space in a Man-Made World”, Leslie Kern afferma proprio questo: gli spazi urbani non tengono conto delle esigenze delle donne. Kern, che è professoressa associata di Geografia e ambiente alla Mount Allison University prende in esame in particolare Toronto e Londra, metropoli di cui ha avuto diretta esperienza per molto tempo, ma il modello è applicabile a tutte le grandi città del mondo: queste ultime nella loro storia si sono sviluppate intorno a un modello di società capitalistico-patriarcale, ovvero intorno alle esigenze del maschio eterosessuale mediamente abbiente. E Milano non fa eccezione.

Con la statua dedicata a Cristina Trivulzio di Belgiojoso Milano ha accolto a settembre la sua prima opera dedicata a una donna e se nel 2021 non si può parlare di avanguardia, uno dei problemi centrali delle questioni di genere riguarda l’urbanistica. Sebbene monumenti e toponomastica siano importanti nell’ottica di ridurre la disparità di genere, è in quello che facilita o meno la vita quotidiana delle donne che si riflette il progresso di una città in questo senso.

Ma a che punto è Milano? Azzurra Muzzonigro e Florencia Andreola hanno provato a rispondere a questa domanda con la ricerca “Sex & the City, una prospettiva di genere sullo spazio urbano”. La città è stata analizzata con una prospettiva di genere grazie a numerosi sondaggi. Il progetto, promosso dall’Urban Center del Comune di Milano in collaborazione con Triennale Milano, si concluderà tra qualche mese, mentre a novembre avrà uno sbocco pratico con la pubblicazione del primo anno di ricerche nel volume “Milano, Atlante di genere”, ovvero una serie di mappe che provano a leggere la città attraverso diverse lenti dalla prospettiva delle donne.